Netflix crea dipendenza e non è un segreto che ormai sia la piattaforma di riferimento della maggior parte dei patiti di serie tv. Basta un solo episodio di una serie per non uscire più dal tunnel e la sottoscritta non è immune al fascino della piattaforma, ecco perché oggi ho deciso di dedicare uno spazietto a una serie appena sbarcata, che, come La casa di carta, mi ha tenuta incollata allo schermo e in attesa del seguito.
La prima stagione della serie danese “The Rain” di Jannik Tai Mosholt, Esben Toft Jacobsen e Christian Potalivo, è sbarcata esattamente ieri su Netflix con otto puntate succulente, pronte a risucchiare il telespettatore in una spirale di angoscia e terrore in tutte le sue sfumature. Dai vari commenti molti hanno criticato l’episodio pilota che, ahimè, spesso è in grado di convincere molti a proseguire, ma ci sono volte in cui è sufficiente per far abbandonare una serie. Per quella che è stata la mia esperienza, fin dal principio, ho visto in The Rain qualcosa di accattivante e che mi ha spronata a proseguire fino alla fine.
Ci troviamo in Danimarca, a Vordingborg, uno dei paesi più ecologici del pianeta, a quanto pare non abbastanza per debellare una minaccia del genere. Apollon, una misteriosa organizzazione ha costruito bunker in tutta la regione, conoscendo i rischi di ciò che stava facendo, esperimenti che fino alla fine sono rimasti un mistero. Il padre di Simone e Rasmus lavoro proprio per loro, nella divisione 45, quella addetta allo sviluppo di una certa “sostanza” di cui non sappiamo nulla. Quello che invece sappiamo è che i due ragazzi vengono abbandonati dentro uno di quei bunker nella speranza di rivedere il loro padre. Per ben sei anni i due sono sopravvissuti completamente isolati dal mondo esterno e dagli effetti che ha causato la pioggia in tutti quegli anni di emarginazione.
Cominciamo a farci un’idea di com’è il mondo soltanto quando Simone mette piede fuori dal bunker ed esplora la cittadina vicina. Tutto ciò che conosceva è morto, il mondo sembra essere soltanto una lunghissima distesa di cadaveri ai suoi occhi, al punto da farle pensare che lei e suo fratello siano gli unici rimasti. Passare da un’ambiente chiuso e iper protettivo alla natura selvaggia è un trauma per entrambi, che si ritrovano spiazzati ed inesperti di fronte all’immensità di un mondo devastato dalla distruzione.
Se all’inizio sembrava qualcosa di ancora “sconosciuto” ai nostri occhi con il procedere della serie si possono iniziare a fare similitudini con altri lavori dello stesso genere, come lo stesso The Walking Dead o perché no, Z Nation. È chiaro che se succedesse qualcosa simile a ciò che propone The Rain gli scenari sarebbero molto simili a quello che abbiamo visto nella serie, se non peggiori.
Gli esseri umani per sopravvivere cominciano ad adattarsi a questo nuovo mondo, cambiando completamente il loro modo di vivere e di pensare pur di mettere qualcosa nello stomaco. Cannibalismo e sette sono strettamente connesse in questo scenario, così come mercenari e predoni diventano il nemico dal quale scappare.
The Rain è una lotta per la sopravvivenza, dove non bisogna temere soltanto la pioggia ma anche gli esseri umani, soprattutto questi ultimi, in quanto sanno essere spietati e crudeli nel loro egoismo.
In questa inquietante e pericolosa realtà Simone e Rasmus cercano di trovare il loro padre, scontrandosi con ciò che resta dell’umanità, infatti i primi che incontrano nel loro percorso sono proprio un gruppo di sopravvissuti alla disperata ricerca di cibo e con il quale compiranno un lungo viaggio non privo di contrasti.
Dopo serie come La casa di carta e Dark, The Rain ci ha conquistati (si, perchè l’abbiamo vista in due, io e Carlo) per la sua intraprendenza, non solo mettendoci prima in un’ambiente totalmente claustrofobico, ma anche soffocandoci poi con una natura che non permette a nessuno di vivere all’aperto.
Questo lavoro prende spunto da elementi già visti in passato, è vero, ma riesce a renderli sempre accattivanti e migliori, arricchendo il tutto con la psicologia dei suoi personaggi, passando da atti di estrema innocenza ad azioni di assoluta crudeltà.
Sicuramente The Rain è una di quelle serie che mi sentirei di promuovere e che vorrei veder continuare per dissipare i dubbi che sono stati lasciati aperti.